La famiglia Pozzo, una delle ultime proprietà italiane del calcio europeo...mollare il Watford e rilanciare il progetto Udinese

 


Quasi quarant'anni di proprietà bianconera, quasi trent'anni di permanenza continuativa in SerieA, una delle proprietà più longeve del calcio italiano, in una SerieA che sta diventando terra di dominio “straniera”. Quella della famiglia Pozzo è una storia importante, che ha saputo raccogliere l'Udinese in un periodo difficile, quello che ne segnò la retrocessione in SerieB a causa di alcuni punti di penalizzazione per vicende di scommesse. Per nel giro di qualche anno costruire un progetto solido, che comporterà una Udinese in chiave europea, la sua naturale dimensione, e vocazione, toccando alti e bassi. Spesi non si sa quanti soldi nel corso della gestione Udinese, una piazza dalla quale son passati grandi talenti nel corso degli anni, una mentalità in stile inglese, forse è l'unica società italiana con impostazione da Premier. Uno stadio che è un gioiellino, uno dei più moderni d'Italia, un Paese che si è fermato agli anni '90 cosa che non è successa ad Udine. L'Udinese passa alla storia, sotto la gestione oculata della famiglia Pozzo, come quel club che prende i giovani, li valorizza e li vende a buon mercato. Questo meccanismo ha funzionato per anni, e ha iniziato ad intopparsi con l'operazione parallela del Watford.  

Quella dell'Udinese è una società internazionale, con una percentuale di giocatori di nazionalità straniera enorme, ma che sa anche far crescere i giovani italiani, come Pafundi, purtroppo fuggito in Svizzera, perchè per capriccio tecnico di alcuni allenatori qui non poteva trovare spazio, il monfalconese che ha stregato Mancini e si spera possa trovare spazio anche nella squadra titolare dei friulani nella prossima stagione, in SerieA, perchè l'Udinese in SerieB è improponibile. Di giocatori importanti in questi anni ne sono passati dalle vie friulane,  Morgan De Sanctis, Samir Handanovic, Mauricio Isla, Mehdi Benatia , Kwakwo Asamoah e Dusan Basta, per non parlare di David Pizarro, Jankulovski, Simone Pepe, Martin Jorgensen e Vincenzo Iaquinta, Fiore, Meret, Cuadrado, Molina, Fabio Quagliarella, Alexis Sanchez,Luis Muriel o De Paul senza dimenticare giocatori come Oliver Bierhoff o Di Natale, l'ultimo grande e vero attaccante di peso, per arrivare al talento italiano Udogie ora in Premier. Di critiche ve ne sono state, di momenti poco felici ve ne sono stati, come quello di questa stagione, una delle peggiore di sempre della storia udinese, gli ultimi anni dell'Udinese sono stati difficili, la pandemia non ha aiutato,  i costi sono importanti, le principali entrate sono date dai diritti TV e le principali uscite sono quelle per il costo del personale.
 

Anche delle piccole piazze come quella di Udine possono però fare cose importanti, il caso dell'Atalanta dovrebbe insegnare qualcosa a tutti. Insomma, sicuramente è necessario un rilancio del progetto Udinese, che parti dalle giovanili, fino alla prima formazione, questo è il cambiamento necessario che è auspicabile avvenga con una delle ultime proprietà italiane, per evitare di far la fine dell'Inter, del Milan, nel cadere nell'anonimato di fondi, di proprietari sconosciuti che di calcio non sanno niente e vedono nel club sono una banalissima operazione finanziaria e di business.  Certo, si potranno anche vincere trofei, coppe, con i fondi, ma la dimensione dell'Udinese è famigliare una grande famiglia che ha tutte le caratteristiche per ritornare in Europa, se lo si vuole veramente. E per fare ciò l'auspicio è che si chiuda l'esperienza Watford e si concentrino le forze e le energie solamente sul modello Udinese per riportare l'Udinese lì dove merita, in Europa e non sicuramente in SerieB...

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